Una insidia presente in gran parte degli edifici, sottovalutata o addirittura sconosciuta, è legata allo stato di conservazione ed alle modalità di realizzazione degli intonaci di intradosso dei solai, delle loro pignatte (in particolare dei fondelli) e delle pendinature dei controsoffitti; sono elementi questi sempre presenti nelle nostre abitazioni o negli edifici (pubblici o privati) che abitualmente frequentiamo: ciò che non è conosciuto invece (senza voler creare allarmismo) è che tali componenti devono essere innanzitutto realizzati “correttamente” (cioè secondo ben precise indicazioni e modalità), ma anche sottoposti a verifiche e controlli nel corso della loro vita o, ancor prima, al momento dell’installazione.
Tra le problematiche che possono riguardare tali aspeti si devono quindi ricordare:
- problemi legati ad eventuale distacco di intonaco
- problemi legati a cattiva fattura degli elementi strutturali, pignatte e travetti in laterocemento (sfondellamento solai)
- problemi legati a cattivo o insufficiente ancoraggio dei controsoffitti alle strutture portanti (pendinature con fil di ferro o deterioramento di telai portanti o lastre ed elementi di finitura).
Dal punto di vista metodologico per poter giungere ad una corretta analisi dell’esecuzione e dello stato di cosnervazioen degli eleemnti è necessario operare innanzitutto tramite:
- reperimento delle informazioni documentali sull’edificio (acquisizione di quanto messo a disposizione da parte della proprietà o dell’amministrazione, con eventuali approfondimenti e ricerche presso gli enti preposti all’archiviazione)
- sopralluoghi conoscitivi ed ispettivi in situ (la parte vera e propria di indagini dirette)
- sintesi dei risultati in una specifica relazione (descrittiva e grafica) con individuazione/mappatura delle zone che mostrano maggiore criticità
- presentazione, in particolare per le parti in cui si rileva più immediata necessità di intervento, di suggerimenti ed indicazioni sulle varie tecniche di intervento possibili (rifacimento o modifica dei controsoffitti, implementazione di pendinature, stesura di rete porta intonaco con funzione antisfondellamento, etc…)
- eventuale redazione di computo metrico estimativo con indicazione di un budget di spesa necessario agli interventi più urgenti e scaglionamento per lotti in base agli indici di rischio stabiliti con la proprietà/amministrazione (tempistica-priorità-programma di intervento e manutenzione, etc…).
La relazione (ovvero l’insieme di documenti redatti a sintesi delle indagini eseguite) possono anche andare a creare il “fascicolo del fabbricato” (o implementarlo se già presente) tramite le informazioni reperite ed il programma di manutenzione ed eventuale monitoraggio successivo stabilito (da completare ad esempio con le informazioni relative anche ai successivi previsti lavori/interventi/ispezioni/indagini, etc…); può essere opportuno inserire, all’interno del documento redatto, anche una serie di informazioni di “corredo” individuando in generale anche le varie “vulnerabilità non quantificabili numericamente” che costituiscono aspetto fondamentale (quasi propedeutico) per l’approccio alle più ampie “verifiche di vulnerabilità sismica” degli edifici (di cui al OPCM 3274/03 e s.me.i).
Tornando, nello specifico, alle varie tecniche di indagine per le problematiche a cui si accennava all’inizio, le principali tecniche usualmente impiegate si possono così riassumere:
- distacco di intonaco: screening preliminare tramite termografia (prevalentemente di tipo passivo, ma può rendersi necessario valutare l’opportunità di operare con apporccio attivo); misurazione delle condizioni igrometriche delle superfici (tramite impiego di psicrometro); rilevazione della planarità delle superfici indagate; indagine sclerometrica tramite “sclerometro da intonaco”; battitura manuale;
- distacco dei fondelli dei solai (sfondellamento): screening preliminare tramite termografia; battitura manuale; battitura semiautomatizzata con registrazione sonica della risposta (impiego di fonometro); esame diretto della fattura delle pignatte tramite indagine endoscopica (impiego di endoscopio con realizzazione di fori dell’ordine di pochi millimetri, o passando attraverso lesioni o rotture già presenti, per rilevare direttamente difetti altrimenti non visibili o valutabili);
- controsoffittature: esame visivo diretto delle pendinature; prove di carico sugli ancoraggi presenti.
Le tecniche indicate possono anche essere affiancate da ulteriori indagini ultrasoniche o pacometriche laddove si ravvisi la necessità di operare approfondimenti per valutare specifiche criticità o sciogliere dubbi o incertezze sulle modalità di fattura o sullo stato di conservazione degli elementi indagati: eventualmente accompagnate anche da specifiche simulazioni numeriche (calcolo speditivo o approfondimento con software agli elementi finiti) per individuare problematiche o soluzioni adeguate (ad esempio aumento delle pendinature, modalità di fissaggio di nuovi controsoffitti o di reti antisfondellamento, etc…): non esiste di fatto “una” tecnica adeguata all’individuazione dei problemi ma ciò che risulta vincente è l’approccio con più metodologie; il risultato è ottenuto, come tipicamente nel campo delle indagini non distruttive, dall’incrocio dei vari dati ottenuti con tecniche diverse, supportati eventualmente da prove dirette (se necessario e comunque sempre poco invasive); si deve anche precisare che spesso, le modalità di indagine, sono legate alla tipologia, o alle varie tipologie, di solaio che si trovano nel corso dell’indagine (si pensi ad esempio a quante e diverse sono le tipologie di pignatte impiegate per formare i solai ed alla tecnica con le quali sono collegate o affiancate ai travetti, o alle differenti modalità di armatura dei travetti, o alle tecniche di intonacatura ed i vari materiali impiegati, oppure le modalità di fissaggio dei pendini, etc…); ciò che si ottiene, in definitiva, è un risultato “tarato” sullo specifico solaio/sofitto/controsoffitto, o talvolta sulla particolare tecnica realizzativa impiegata nel manufatto indagato; si può ad esempio anche scoprire che alcuni segnali manifestatisi non sono la “causa” del problema ma l’ “effetto” di altre situazioni fino ad allora non conosciute o considerate (infiltrazioni, errori realizzativi o concettuali di progetto, condizioni al contorno o ambientali, mutato impiego degli ambienti o sovraccarichi, presenza di impianti di riscaldamento radianti ed eccessive dilatazioni termiche, etc…).
Quello che quindi è necessario effettuare, basandosi sull’esperienza acquisita e sulla consocenza delle tecniche di indagine più consone al caso, non è un semplice e circoscritto esame dei “soffitti” ma un vero e proprio checkup d’insieme del loro stato di conservazione, seppur mirato sulle problematiche illustrate.
Il team di Indagini Non Distruttive da anni opera con le tecniche più evolute ed all’avanguardia per prevenire i dissesti sopra richiamati e consetire un completo, rapido ed efficiente controllo dei relativi componenti.